FIDUCIA – Krishnananda e Amana

Pensieri e parole

FIDUCIA

Se vediamo il significato emozionale e spirituale dei nostri momenti difficili, allora possiamo contenere il dolore. Le delusioni e gli abbandoni ci sfidano a scoprire una fiducia reale: altrimenti le nostre ferite possono facilmente diventare terribili ed insopportabili. Forse diamo per scontato che non sia possibile avere fiducia o, se abbiamo esperienza di nostra apertura al mondo e di fiducia, succede qualcosa poi che ci fa chiudere.

Ma la caratteristica di una fiducia genuina non è dipendere dagli altri, né da qualcosa di esterno: è una profonda esperienza interiore di connessione con il nostro essere e con l’esistenza. Il nostro livello di fiducia genuina, quello che non dipende da eventi esterni, è uno specchio della nostra coscienza ed è una qualità che possiamo sviluppare. Non siamo così impotenti come potrebbe sembrare, quando arriva il momento di aprire il nostro cuore alla vita, agli altri, ed in definitiva a noi stessi. Perché, fondamentalmente, non è negli altri che dobbiamo imparare ad avere fiducia, ma in noi stessi.

 Krishnananda e Amana

Tratto da “Fiducia e sfiducia. Imparare dalle delusioni della vita, ed. Urra,  2004

CHIAMAMI CON I MIEI VERI NOMI – Thich Nhat Hanh

Pensieri e parole


Chiamami con i miei veri nomi

 

Non dire che domani scomparirò, perché io arrivo sempre.
Guarda in profondità: io arrivo ogni secondo, per esser un germoglio sul ramo a primavera;
per essere un minuscolo uccellino con le ali ancora fragili che impara a cantare nel suo nido;
per essere un bruco nel cuore di un fiore; per essere un gioiello che si nasconde in una pietra.
Io arrivo sempre, per ridere e per piangere, per temere e per sperare.
Il ritmo del mio cuore è la nascita e la morte di tutto ciò che è vivo.
Io sono un insetto che muta la sua forma sulla superficie di un fiume.
E io sono l’uccello che, a primavera, arriva a mangiare l’insetto.
Io sono una rana che nuota felice nell’acqua chiara di uno stagno.
E io sono il serpente che, avvicinandosi in silenzio, divora la rana.
Sono un bambino in Uganda, tutto pelle e ossa, le mie gambe esili come canne di bambù,
e io sono il mercante che vende armi mortali all’Uganda.
Io sono la bambina dodicenne profuga su una barca,
che si getta in mare dopo essere stata violentata da un pirata.
E io sono il pirata, il mio cuore ancora incapace di vedere e di amare.
Io sono un membro del Politburo, con tanto potere a disposizione.
E io sono l’uomo che deve pagare il “debito di sangue” alla mia gente,
morendo lentamente in un campo di lavori forzati.
La mia gioia è come la primavera, così splendente che fa sbocciare i fiori su tutti i sentieri della vita.
Il mio dolore è come un fiume in lacrime, così gonfio che riempie tutti i quattro oceani.
Per favore chiamatemi con i miei veri nomi, cosicché io possa udire tutti i miei pianti e tutte le mie risa insieme,
cosicché io possa vedere che la mia gioia e il mio dolore sono una cosa sola.
Per favore, chiamatemi con i miei veri nomi, cosicché io mi possa svegliare
E cosicché la porta del mio cuore sia lasciata aperta, la porta della compassione.

 Thich Nhat Hanh

(tratto dal libro “Essere pace”, Ubaldini ed.,  pag. 86)

MANIERA IN CUI SCOPRII I DUE TIPI DI MORTE – Cecilia Vicuña

Pensieri e parole

 

Maniera in cui scoprii i due tipi di morte

 

Da piccola avevo dei conigli e mi piacevano tanto

che non mi staccavo da loro durante tutto il giorno.

Li guardavo senza sosta ma non mi venne mai in mente

che erano animali che mangiavano e fu cosi

che morirono. Io non riuscivo a capire perché

era successo dato che loro «sapevano» che

io li amavo, per me esisteva solo un tipo

di morte ed era quella di dolore o tristezza.

Poi, uno zio mi chiese che cosa davo da

mangiare ai conigli e io lo trovai molto strano.

Gli dissi che non gli davo niente, chiesero ai

grandi e tutti risposero che essendo

miei gli animaletti si supponeva che li

alimentassi io.

Gran commozione per la morte dei conigli.

Tutti considerarono che ero scema e snaturata.

A me non importò, ma pensai

che da allora in poi avrei dato da mangiare a

tutte le cose che mi piacevano perché voleva

dire che c’erano due tipi di morte:

quella di fame e quella di dolore.

 

Cecilia Vicuña (Cile, 1948)