L’ALBERO RADICATO IN PROFONDITÀ SOPPORTA LA TEMPESTA – Thich Nhat Hanh

Pensieri e parole

“Quando guardi un albero nella tempesta, se concentri l’attenzione sulla cima dell’albero vedrai le foglie e i rami che ondeggiano violentemente nel vento e l’albero ti apparirà molto vulnerabile, come se dovesse spezzarsi in qualunque momento.
Se invece porti l’attenzione verso il basso, al tronco dell’albero, vedi che lì non c’è molto movimento. Vedi la stabilità dell’albero; ti rendi conto che l’albero è profondamente radicato nel terreno e può sopportare la tempesta.
Quando sperimentiamo un’emozione forte, la mente è agitata come la cima dell’albero. Dobbiamo portare la mente verso il basso, all’addome e concentrare tutta l’attenzione sull’addome, che si espande e si ritrae.
Inspirando, noti l’addome che si espande. Espirando, noti l’addome che si ritrae. Respira profondamente e concentra l’attenzione soltanto sull’inspirazione e sull’espirazione. L’unica cosa di cui essere consapevoli è che un’emozione è solo un’emozione e che tu sei molto più di una semplice emozione”.

Thich Nhat Hanh

CHIAMATEMI CON I MIEI VERI NOMI – Thich Nhat Hanh

Pensieri e parole

Chiamami con i miei veri nomi

Non dire che domani me ne andrò,

perché io arrivo sempre.

Guarda in profondità: io arrivo ogni secondo,

per esser un germoglio sul ramo a primavera;
per essere un minuscolo uccellino con le ali ancora fragili

che impara a cantare nel suo nido;
per essere un bruco nel cuore di un fiore;

per essere un gioiello che si nasconde in una pietra.

Io arrivo sempre, per ridere e per piangere,

per temere e per sperare.
Il ritmo del mio cuore è la nascita

e la morte di tutto ciò che è vivo.

Io sono un insetto che muta la sua forma sulla superficie di un fiume.
E io sono l’uccello che, a primavera, arriva a mangiare l’insetto.
Io sono una rana che nuota felice nell’acqua chiara di uno stagno.
E io sono il serpente che, avvicinandosi in silenzio, divora la rana.

Sono un bambino in Uganda, tutto pelle e ossa,

le mie gambe esili come canne di bambù,
e io sono il mercante che vende armi mortali all’Uganda.

Io sono la bambina dodicenne profuga su una barca,
che si getta in mare dopo essere stata violentata da un pirata.
E io sono il pirata, il mio cuore ancora incapace di vedere e di amare.

Io sono un membro del Politburo, con tanto potere a disposizione.
E io sono l’uomo che deve pagare il “debito di sangue” alla mia gente,
morendo lentamente in un campo di lavori forzati.

La mia gioia è come la primavera, così splendente che fa sbocciare i fiori su tutti i sentieri della  vita.
Il mio dolore è come un fiume di lacrime, così gonfio che riempie tutti i quattro oceani.

Per favore chiamatemi con i miei veri nomi,

cosicché io possa udire tutti i miei pianti e tutte le mie risa insieme,
cosicché io possa vedere che la mia gioia e il mio dolore sono una cosa sola.

Per favore, chiamatemi con i miei veri nomi,

cosicché io mi possa svegliare
E cosicché la porta del mio cuore sia lasciata aperta,

la porta della compassione.

Thich Nhat Hanh

Questa poesia è stata scritta da Thich Nhat Hanh – maestro vietnamita di buddhismo zen e pacifista impegnato – al termine di una lunga meditazione fatta dopo avere appreso che una bambina di 12 anni, fuggita su una barca di fortuna dal Vietnam, era stata violentata da un pirata tailandese e si era annegata gettandosi in mare.

Offro questa poesia alla riflessione in questi giorni funestati dalla morte di tanti profughi e migranti affogati nel canale di Sicilia. Possa cessare l’indifferenza e risvegliarsi l’amore compassionevole.

>>>ANSA/PAPA A LAMPEDUSA: FARA' APPELLO A PRENDERSI CURA DEI MIGRANTI

La poesia nella versione in inglese:

Please Call Me By My True Names

Do not say that I’ll depart tomorrow
because even today I still arrive.

Look deeply: I arrive in every second
to be a bud on a spring branch,
to be a tiny bird, with wings still fragile,
learning to sing in my new nest,
to be a caterpillar in the heart of a flower,
to be a jewel hiding itself in a stone.

I still arrive, in order to laugh and to cry,
in order to fear and to hope.
The rhythm of my heart is the birth and
death of all that are alive.

I am the mayfly metamorphosing on the surface of the river,
and I am the bird which, when spring comes, arrives in time
to eat the mayfly.

I am the frog swimming happily in the clear pond,
and I am also the grass-snake who, approaching in silence,
feeds itself on the frog.

I am the child in Uganda, all skin and bones,
my legs as thin as bamboo sticks,
and I am the arms merchant, selling deadly weapons to
Uganda.

I am the twelve-year-old girl, refugee on a small boat,
who throws herself into the ocean after being raped by a sea
pirate,
and I am the pirate, my heart not yet capable of seeing and
loving.

I am a member of the politburo, with plenty of power in my
hands,
and I am the man who has to pay his “debt of blood” to, my
people,
dying slowly in a forced labor camp.

My joy is like spring, so warm it makes flowers bloom in all
walks of life.
My pain if like a river of tears, so full it fills the four oceans.

Please call me by my true names,
so I can hear all my cries and laughs at once,
so I can see that my joy and pain are one.

Please call me by my true names,
so I can wake up,
and so the door of my heart can be left open,
the door of compassion.

Thich Nhat Hanh