FIDUCIA – Krishnananda e Amana

Pensieri e parole

FIDUCIA

Se vediamo il significato emozionale e spirituale dei nostri momenti difficili, allora possiamo contenere il dolore. Le delusioni e gli abbandoni ci sfidano a scoprire una fiducia reale: altrimenti le nostre ferite possono facilmente diventare terribili ed insopportabili. Forse diamo per scontato che non sia possibile avere fiducia o, se abbiamo esperienza di nostra apertura al mondo e di fiducia, succede qualcosa poi che ci fa chiudere.

Ma la caratteristica di una fiducia genuina non è dipendere dagli altri, né da qualcosa di esterno: è una profonda esperienza interiore di connessione con il nostro essere e con l’esistenza. Il nostro livello di fiducia genuina, quello che non dipende da eventi esterni, è uno specchio della nostra coscienza ed è una qualità che possiamo sviluppare. Non siamo così impotenti come potrebbe sembrare, quando arriva il momento di aprire il nostro cuore alla vita, agli altri, ed in definitiva a noi stessi. Perché, fondamentalmente, non è negli altri che dobbiamo imparare ad avere fiducia, ma in noi stessi.

 Krishnananda e Amana

Tratto da “Fiducia e sfiducia. Imparare dalle delusioni della vita, ed. Urra,  2004

L’ANNO DELL’ATTENZIONE – Franco Arminio

 Pensieri e Parole

 

Abbiamo bisogno di contadini, di poeti, di gente che sa fare il pane,
di gente che ama gli alberi e riconosce il vento.

Più che l’anno della crescita, ci vorrebbe l’anno dell’attenzione.
Attenzione a chi cade, attenzione al sole che nasce e che muore,
attenzione ai ragazzi che crescono,
attenzione anche a un semplice lampione,
a un muro scrostato.

Oggi essere rivoluzionari significa togliere più che aggiungere,
significa rallentare più che accelerare,
significa dare valore al silenzio, al buio, alla luce,
alla fragilità, alla dolcezza.

Franco Arminio


da “Geografia commossa dell’Italia interna

BARATTOLO DI MAIONESE

Pensieri e parole

Un professore, davanti alla sua classe di filosofia, senza dire una parola, prese un grande barattolo vuoto di maionese e procedette a riempirlo con delle palle da golf. Chiese poi agli studenti se il barattolo fosse pieno.

Gli studenti, tutti d’accordo, risposero di sì !

Allora il professore prese una scatola piena di palline di vetro e la versò dentro il barattolo di maionese. Così le palline di vetro riempirono gli spazi vuoti tra le palle da golf. Il professore chiese nuovamente se il barattolo fosse pieno e loro risposero nuovamente di si! Il professore prese poi una scatola di sabbia e la versò dentro al barattolo. Ovviamente la sabbia riempì tutti gli spazi vuoti e il professore chiese ancora se il barattolo fosse pieno. Questa volta gli studenti risposero con un sì unanime!! Il professore aggiunse poi velocemente una tazza di caffè al contenuto del barattolo, riempiendo così effettivamente tutti gli spazi vuoti tra i granelli di sabbia. Gli studenti a questo punto si misero a ridere.

Quando la risata finì il professore disse: “Voglio che vi rendiate conto che questo barattolo rappresenta la vita. Le palle da golf sono le cose importanti come la famiglia, la salute, gli amici, l’ amore e le cose che ci appassionano. Sono cose che, anche se perdessimo tutto e ci restassero solo quelle, le nostre vite sarebbero ancora piene. Le palline di vetro sono le altre cose che ci importano come il lavoro, la casa, la macchina, ecc. La sabbia è  tutto il resto: le piccole cose.

Se prima di tutto mettessimo nel barattolo la sabbia, non ci sarebbe più posto né per le palline di vetro né per le palle da golf. La stessa cosa succede con la vita, se sprechiamo tutto il nostro tempo per le piccole cose, non avremo mai spazio per le cose realmente importanti. Occupatevi quindi prima delle palle da golf, di ciò che è realmente importante! Stabilite le vostre priorità, tutto il resto è solo sabbia.”

Uno degli studenti alzò la mano e chiese cosa rappresentasse allora il caffè. Il professore sorridendo disse: “Sono contento che tu mi faccia questa domanda. E’ solo per dimostrarvi che non importa quanto occupata può sembrare la tua vita, c’è sempre posto per una tazza di caffè con un amico!”

KINTSUGI, RIPARARE CON L’ORO. RICONOSCERE IL VALORE UNICO DELLA NOSTRA ESISTENZA – Lucia Bassignana

Pensieri e parole

 

Uno dei momenti di maggiore intensità di un recente ritiro di meditazione di tradizione cristiana a cui ho partecipato, a guida del monaco camaldolese padre Alessandro Barban, è stato quello in cui si è fatto richiamo al senso profondo del pregare come “Memoria Dei”. Ricordarsi di Dio implica la necessità di crescere umanamente, imparando a pregare non più secondo formule pagane ed egoistiche, per ottenere il soddisfacimento di necessità o desideri materiali o emotivi, ma per dar voce e forma al nostro Salmo personale. Questo sarà tanto più unico quanto più sarà scaturito dalla nostra interiorità profonda, dallo slancio autentico del cuore, colorato d’inquietudine o di pace che esso sia. Ricordarsi di Dio è divenire consapevoli e certi che saremo ascoltati proprio se ci porremo di fronte a Lui con le nostre crepe esistenziali, lasciando anzi sgorgare da esse, senza alcuna vergogna, dolore, senso di inadeguatezza e paure.

Quest’immagine me ne ha subito richiamato alla mente un’altra che negli ultimi tempi mi è capitato di vedere in più occasioni rimbalzare sul web: quella di una ciotola di ceramica andata rotta e riparata con l’oro, secondo l’antica pratica artigianale giapponese del “kintsugi”. Oro, argento liquido oppure lacca mista a polvere d’oro vengono impiegati per saldare insieme i frammenti di vasellame, ottenendo in tal modo pezzi unici nel decoro e molto più preziosi di quanto fossero da integri.

L’idea sottesa è che proprio dall’imperfezione e – in senso traslato – da una ferita risanata, possa nascere una forma superiore di bellezza. Non è un concetto pacifico per la nostra mentalità occidentale, in cui le cose che si rompono tendenzialmente vengono gettate via e dove, anche nell’eventualità di una riparazione, è bene che essa risulti il meno visibile e distinguibile che si può. Ci è sempre un po’ imbarazzante esibire oggetti passati attraverso accadimenti travagliati o cicatrici esistenziali.

La cultura orientale offre invece un’efficace lettura alternativa: quella di rotture e ferite come potenziale origine di trasformazione a vita e armonia nuove: qualcosa per cui sentire tenerezza e orgoglio a un tempo. Tenerezza e accettazione verso l’inevitabile fragilità delle cose materiali e per la nostra vulnerabilità di esseri umani da un lato, e orgoglio e fiducia per essere stati capaci di rialzarci e proseguire il nostro cammino dall’altro.