I DUE LUPI – storia cherokee

Pensieri e parole

 

I due lupi (storia cherokee)

Un anziano cherokee disse al nipote:

“Ragazzo mio, in ognuno di noi avviene una battaglia fra due lupi.

Uno è rabbioso, geloso, pieno di sensi di risentimenti, di sensi di colpa e di inferiorità, bugie ed ego.

L’altro è buono: è pieno di gioia, pace, amore, speranza, umiltà, gentilezza, empatia e verità.”

Il ragazzo ci pensò su e domandò: “Nonno, quale dei due lupi vince?”

Il vecchio rispose quietamente: “quello a cui tu dai da mangiare”.

Soltanto la mia opinione – Ruth Bebermeyer

Pensieri e parole

Non ho mai visto un uomo pigro,

ho visto un uomo che non ha mai corso

mentre lo stavo guardando, e ho visto

un uomo che talvolta faceva un sonnelllino

tra pranzo e cena, e che rimaneva

in casa in un giorno di pioggia,

ma lui non era un uomo pigro. Prima di chiamarmi pazza,

pensateci, lui era un “uomo pigro”

o faceva soltanto cose che definiamo pigre?

Non ho mai visto un bambino stupido;

ho visto un bambino che ha fatto

cose che non ho compreso

o cose in modi che non avevo previsto;

ho visto un bambino che non aveva visto

quegli stessi luoghi dove ero stata io,

ma non era un bambino stupido.

Pensateci: lui era “un bambino stupido”

o soltanto sapeva cose diverse da quelle che sapevate voi?

Ho guardato più intensamente possibile

ma non ho mai visto un cuoco;

ho visto una persona che mescolava

ingredienti che poi avremmo mangiato,

una persona che girava una manovella

e sorvegliava il forno che cuoceva la carne,

ho visto queste cose ma non ho visto un cuoco.

Ditemi, se guardate, se vedete un cuoco

o qualcuno che fa delle cose che chiamiamo cucinare.

Quello che alcuni chiamano pigro

altri lo chiamano stanco o bonario,

quella che alcuni chiamano stupidità

altri la chiamano soltanto una diversa conoscenza.

Così sono giunta ad una conclusione,

che se non mescoliamo ciò che vediamo

con quella che è la nostra opinione, ci salveremo dalla confusione.

E questo, lo so

è ancora soltanto la mia opinione.

Ruth Bebermeyer

tratto da Rosemberg “Le parole sono finestre oppure muri” ed Esserci, Reggio Emilia, 2003

 

Discorso agli Ateniesi – Pericle (431 a.C.)

Pensieri e parole

Pericle

Pericle – Discorso agli Ateniesi, 431 a.C.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato democrazia.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Le leggi qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell’eccellenza.

Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento.

Qui ad Atene noi facciamo così.

La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non siamo sospettosi l’uno dell’altro e non infastidiamo mai il nostro prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo.

Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo.

Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato anche di rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa.

E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benchè in pochi siano in grado di dare vita ad una politica, beh tutti qui ad Atene siamo in grado di giudicarla.

Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia.

Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del valore.

Insomma, io proclamo che Atene è la scuola dell’Ellade e che ogni ateniese cresce sviluppando in sé una felice versatilità, la fiducia in se stesso, la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è per questo che la nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero.

Qui ad Atene noi facciamo così.

 

Tratto da Tucidide, Storie, II, 34-36

Mare nostro che non sei nei cieli – Erri De Luca

Pensieri e parole

mare Barcellona red

Mare nostro che non sei nei cieli

e abbracci i confini dell’isola e del mondo
sia benedetto il tuo sale
sia benedetto il tuo fondale
accogli le gremite imbarcazioni
senza una strada sopra le tue onde
i pescatori usciti nella notte
le loro reti tra le tue creature
che tornano al mattino
con la pesca dei naufraghi salvati
Mare nostro che non sei nei cieli
all’alba sei colore del frumento
al tramonto dell’uva di vendemmia
Ti abbiamo seminato di annegati
più di qualunque età delle tempeste
tu sei più giusto della terra ferma
pure quando sollevi onde a muraglia
poi le abbassi a tappeto
Custodisci le vite cadute
come foglie sul viale
Fai da autunno per loro
da carezza, da abbraccio, da bacio in fronte
di padre e  madre prima di partire.
Erri De Luca

PACE – Thich Nhat Hanh

                                                           

Pensieri e parole

 

 Pace

 Mi hanno svegliato questa mattina

per dirmi che mio fratello e’ stato ucciso in battaglia.

Eppure in giardino 

una rosa novella dai teneri petali

sboccia sulla siepe.

Io sono vivo,

respiro ancora la fragranza delle rose e del letame

mangio, prego, dormo.

Quando potrò rompere questo lungo silenzio?

Quando potrò pronunciare le parole non dette 

che mi soffocano?

 

Questi versi di pace furono scritti in Vietnam nel 1964, dal maestro buddhista zen vietnamita Thich Nhat Hanh

 

L’originale in inglese:

Peace

They woke me this morning

to tell me my brother had been killed in battle.

Yet in the garden

a new rose, with moist petals uncurling,

blooms on the bush.

And I am alive,

still breathing the fragrance of roses and dung,

eating, praying,and sleeping.

When can I break my long silence?

When can I speak the unuttered words that are

choking me?